Il comico relativo…

Un'immagine di Maurizio Crozza

Un’immagine di Maurizio Crozza (fonte http://www.lunanuovateatro.it)

Ci avete fatto caso? La tv in questi anni si è riempita di comici.

Nulla da eccepire, per carità: sono il primo a fare lo scemo a teatro (chi mi conosce lo sa!). Però tutto questo mi ha sempre convinto poco, e il limite più grande, in tutta questa abbondanza di comicità, non è – come si potrebbe dire banalmente – l’abbondanza stessa, bensì il mezzo attraverso cui è veicolata: la televisione.

La comicità è più di un mezzo espressivo. E’ un’alchimia misteriosa, un meccanismo di relazione unico nel suo genere, che funziona tanto tra due persone, quanto tra una e molte.

Avete mai osservato come accade? La comicità non nasce necessariamente da una battuta o da un atteggiamento: semplicemente si verifica, “accade” – appunto, e provoca ilarità, che si esprime attraverso delle risate o un semplice sorriso. A volte, persino lacrime…
Perché una torta in faccia è comica? Perché una banale scivolata accidentale può risultare più divertente di un’intera sceneggiatura?

A dire il vero, ho sempre identificato la comicità con i suoi effetti più evidenti: è come un solletico “interiore”, che scatena una reazione incontrollata e piacevole. Proprio come il solletico sotto le piante dei piedi, o sulla schiena – o dovunque lo soffriate. Si dice che il solletico è provocato dal fatto che alcune zone del corpo provano “troppo piacere”, al punto di reagire scompostamente. Probabilmente, la mente prova piacere nel farsi cogliere di sorpresa, per esempio dalle situazioni fisiche inaspettate, dai fonemi inusuali (o addirittura imbarazzanti), dai costrutti surreali. Sembra che goda del “tradimento” della propria consuetudine di pensiero. In effetti, si dice “soffrire il solletico”… per assurdo, una sofferenza che fa ridere!
E sempre per analogia, ci sono situazioni che sono comiche per alcuni, e niente affatto divertenti per altri, così com’è diversa la sensibilità al solletico tra persona e persona.

Questi gli effetti dunque. Ma la causa di questo solletico interiore mi resta del tutto misteriosa… Del resto non credo di avere sufficienti argomenti per scrivere qui un trattato sulla comicità, né sono mai riuscito a leggere (per pigrizia) il famoso trattato sull’umorismo di Pirandello.
Una cosa, però, credo di averla capita. La comicità, al di là delle varie forme in cui si esprime, è fondamentalmente di due tipi: assoluta o relativa.

La comicità relativa, è quella che si esprime in relazione ad un’argomento specifico, ad una situazione ben nota a chi ascolta/guarda: senza tali basi, lo spettatore non coglierà mai l’umorismo e non riderà. Comunque non si sentirà toccato dalla comicità, perché il suo spirito, la sua mente, il suo corpo, non hanno esperienza della realtà cui si fa riferimento, e non possono quindi cogliere “l’inaspettato” che provoca il solletico interiore.

Lo stereotipo è lo strumento più tipico della comicità relativa: per intenderci, senza conoscere lo stereotipo è impossibile comprendere una barzelletta sui carabinieri. In realtà, l’espressione della comicità relativa è solo apparentemente “inaspettata”. A guardarla bene, è esattamente il contrario: una conferma, una sottolineatura di una realtà imbarazzante, ma ben nota a chi la riceve. Per esempio, prendete Crozza… Secondo me è bravissimo! Ma resta un comico “relativo”: alcune sue imitazioni sono del tutto straordinarie, alcune satire sull’attualità sono folgoranti, ma… senza l’attualità, senza il personaggio da imitare, la sua comicità finisce. Non è possibile trasportare la sua comicità in un altro tempo e in un’altra nazione. Per certi versi, la sua comicità è persino inscindibile dal mezzo televisivo: la situazione comica, infatti, riprende spesso e volentieri un’esperienza “televisiva”, al punto che, per uno che non guarda mai la TV, sarebbe impossibile capire il 75% delle gag presentate.

La comicità assoluta, invece, si esprime in relazione alla stessa natura umana e ai sentimenti propri della persona. Non v’è necessità di categorie culturali cui far riferimento, né di aver condiviso determinate esperienze di vita con il comico. La comicità assoluta arriva a tutti, indistintamente: il solletico interiore penetra più in profondità, nei recessi dell’anima, e provoca molto più di una semplice risata. La comicità assoluta è quella che provoca commozione.

Il gesto, più che la parola, è il mezzo più potente della comicità assoluta. Esso prescinde da qualsiasi linguaggio, o codice espressivo. E’ infatti un modo di esprimersi comune a tutti, interpretabile a qualsiasi latitudine, che può essere reso comico in se stesso. La forma più alta che io conosca, di questa comicità assoluta, è la clowneria. Vi sono molte prove, a dimostrazione di questo: il clown fa ridere i bambini, che hanno meno esperienza di vita e la cui mente non è viziata dagli stereotipi; il clown può far ridere, piangere, persino riflettere, senza dire una parola, segno che arriva a toccare corde profondissime dell’animo dello spettatore; il clown non va in televisione, perché la sua comicità è così pura e fragile da non poter “sopportare” alcun filtro visivo o sonoro. Non si può racchiudere, la comicità assoluta, né in un tempo, né in un luogo. Eppure la si può esprimere in ogni tempo e in ogni luogo con la stessa potenza “commovente”.

Non ho mai desiderato essere un clown. Troppo difficile…
Ma neppure ho desiderato diventare un comico televisivo. Troppo… e qui non voglio offendere nessuno.

La comicità assoluta, però, è il mio cruccio. La battuta universale, la barzelletta eterna, la faccia buffa per tutte le età. E’ impossibile, lo so, ma all’impossibile si può sempre tendere.
Per questo mi ostino a recitare, per questo mi definisco un “personaggio in cerca d’autore”: aspetto con pazienza di incontrare il testo perfetto ed incarnare il sentimento più completo. Aspetto di sperimentare il senso di onnipotenza che deriva dalla capacità di camminare, in precario equilibrio, sul crinale dei sentimenti, capace di far piangere o ridere lo spettatore con la sola forza del mio sguardo.

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Una risposta a Il comico relativo…

  1. FATINA ha detto:

    Bhè la teoria del solletico non mi è nuova… =)

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