
Qualche giorno fa, durante un duro battibecco social, ho ricevuto una sonora lezione sul “sessismo”. Tentando di argomentare in difesa di un personaggio pubblico – donna, per inciso – mi è stato fatto notare che ho usato a mia volta parole sessiste perché davano “valore alla donna in funzione dell’uomo”. Quello stesso giorno in cui mi scoprivo sessista mio malgrado, durante un incontro istituzionale il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan faceva accomodare accanto a sé il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e lasciava in piedi la pari grado Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Un gesto talmente plateale da andare oltre lo sgarbo istituzionale e che non può non richiamare la scelta della Turchia di ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul sul contrasto alla violenza sulle donne.
Se quel che ho visto mi ha indignato, quel che NON ho visto mi ha letteralmente infiammato. Infatti, la seconda cosa che ho pensato, leggendo i titoli di giornale, è stata: “Ma il Presidente Michel cos’ha fatto?”. La risposta era già nei sottotitoli: niente. Non un gesto, non un cenno di protesta, il presidente Michel, a quanto pare, non ha battuto ciglio. Ho pensato a come avrei reagito io di fronte una simile violenza nei confronti di una collega. Escludendo il ricorso agli insulti o alle mani – dato il rischio di incidente diplomatico -, ho immaginato i modi più eleganti e garbati per rispondere a tono a quello screanzato di Erdogan. Poi però ho riflettuto sul pericolo di dare valore alla donna in funzione dell’uomo: se Michel, con francesissima nonchalance, avesse aspettato a sedersi finché non fosse stata portata una sedia anche per la von der Leyen, sarebbe stato sessista? Se Michel avesse ceduto il suo posto alla collega, andando lui a sedersi sul divano, sarebbe stato sessista? E se ancor più semplicemente si fosse alzato per sedersi accanto a lei, lasciando Erdogan solo come un pirla, sarebbe stato sessista? Da qualche parte, nel web, il dibattito è già in corso, ma intanto Ankara ribatte di aver seguito le indicazioni dei rispettivi staff europei, i quali – se fosse vero – non si sarebbero coordinati sul protocollo.
Qui ed ora mi limito a sottolineare che questi episodi non dovrebbero succedere e basta, che ogni persona – donna o uomo che sia – ha diritto ad essere rispettata e non “difesa”. Ma mi domando se, finché questi episodi avranno a succedere, non sia lecito per un uomo compiere ogni tanto un gesto di cavalleria senza essere tacciato di “sessismo”. Del resto, un gesto nobile di un presidente del Consiglio Europeo avrebbe parlato non tanto per un singolo uomo “in difesa” di una singola donna, quanto per l’intera Unione come un’affermazione di principio: la discriminazione di genere, come quella di razza o di religione, non ha cittadinanza nella nostra Europa ed ogni atteggiamento in tal senso, per di più ostentato, merita una risposta contraria altrettanto plateale e inequivocabile.
Dunque, oltre ad attuare una lenta rivoluzione culturale che sradichi non solo ogni retaggio maschilista e patriarcale, ma anche ogni atteggiamento basilarmente sessista, per quanto innocuo all’apparenza, non sarebbe saggio costruire una vera e propria “alleanza” tra uomo e donna, che ci porti a riscoprire le rispettive peculiarità e ne esalti la complementarietà e il contributo imprescindibile per il bene comune? Non mi piace l’idea di un mondo in cui la donna è orgogliosamente sola a combattere le proprie battaglie, mentre l’uomo, per paura di sbagliare, resta passivamente seduto a guardare. Il “sesso debole” non giova a nessuno, perché il vero debole è spesso il primo a usare la forza. L’uomo debole è sempre il primo a invocare “l’uomo forte”.
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